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Francolancio - Lancio - Tumblr Blog

A HOUSE IN THE GARDEN: SHOFUSO AND MODERNISM (2020)
I really recommend this nicely-made, informative, and calming short film. From the starting point of MOMA’s 1955 Japanese House in the Garden, it looks at the influence of traditional Japanese architecture on American Modernism, particularly through the work of influential figures like George Nakashima and Junzo Yoshimura. (Image: Katsura Palace, me, via instagram)







Conosco Vera Maone da circa 10 anni. L’ho conosciuta grazie a Simonetta Capecchi, nostra amica comune. Insieme insistemmo perché ricominciasse a pubblicare le sue foto. Insieme l’abbiamo accompagnata in quel suo primo lavoro che fu, 99 scatti, che è quello a cui sono più affezionato, ma solo perché è l’inizio di un percorso di amicizia. Gli altri libri che sono venuti in seguito sono stati per me soprattutto pre/testi per approfondire e far crescere quest’amicizia. Non è un caso che i temi di molti di questi libri siano quelli proprio dell’amicizia, dell’amore tra coppie, tra madri e figlie. Quelli che Vera ha chiamato la Trilogia degli affetti.
Nutro per Vera una grande stima e il rispetto che si deve alle persone sagge. Gli appuntamenti che abbiamo con i suoi libri o anche con le mostre che vediamo insieme sono per me occasioni di crescita e di serenità.
Una delle sue grandi doti è la sua curiosità intellettuale. Ha scoperto una grande passione per la grafica, e l’incontro con me gli ha dato la possibilità di nutrirla. Mi ripete spesso che sono fortunato a fare questo lavoro e ad avere questa dote. Sono grato a lei che me lo ricordi.


Ho iniziato a mantenermi con il lavoro di progettista a trent’anni: prima ho fatto cose dell’altro mondo. Se uno pensa che decidere quale mestiere vuole fare da grande significhi automaticamente trovare un posto, sbaglia. Il proprio spazio, uno se lo deve ritagliare con passione e ostinazione: la società non te lo regala. Anzi. Tende a ridurre il più possibile ogni impulso all’autonomia.
Enzo Mari





Si è finalmente completata la piccola biblioteca dell’Istituto Comprensivo Simonetta Salacone di Roma documentata in questo altro post. Nella foto la valorosa squadra che ha portato a termine l’impresa: con me, Caterina, Paola e la squadra di Arredogamma. Giuseppe di Arredogamma ha ‘collaudato’ l’opera e siamo felici che una piccola cosa così darà grande gioia a tanti bimbi.





Parthenya è un birrificio irpino per cui ho realizzato logo, grafica ed etichette. Per Rossella e Gianluigi, giovani imprenditori di questa giovane azienda ho concepito un’immagine pop. A loro vanno i miei auguri per aver intrapreso questa avventura in tempi complicati. A me piace la TALE!
Qui un articolo con alcune informazioni, errate quelle sulla grafica.
foto: Diego De Dominicis

L’ambiente che ci circonda ci offre continue possibilità di esperienza, oppure ce le riduce. Il significato umano fondamentale dell’architettura proviene da ciò... L’azione personale può spalancare nuove possibilità di arricchire l’esperienza o può precluderne; o agisce prevalentemente in modo da convalidare, rassicurare, incoraggiare, sostenere, favorire, oppure in modo da invalidare, rendere incerti, scoraggiare, minare, reprimere. Può essere creativa o distruttiva... Se siamo privati dell’esperienza siamo defraudati dei nostri atti; e se i nostri atti ci sono, per così dire, sottratti come giocattoli dalle mani dei bambini, siamo privati della nostra umanità.
R. D. Laing, La politica dell’esperienza.




Questo font è dedicato a Ludovico.
Una nuova vita di questi tempi è un augurio per tutti noi!
Costruire la propria vita
L'idea della morte può avere l'effetto di aprire la strada a una più ampia libertà. Essa mette in discussione l'ordine della gerarchia sociale e fa pensare con rammarico a quanti hanno lottato, mentito, imbrogliato se stessi e gli altri, vessato e prevaricato sul prossimo al solo scopo di arrivare ai vertici di ciò che si rivela un assurdo nulla! Ogni verità, ogni dovere, ogni urgenza, il continuo cercare, affliggersi, fuggire, combattere, amare, mentire o dissimulare, non hanno altro destino se non di approdare comunque alla fine assoluta. Montaigne ha scritto che <filosofare significa imparare a morire>. La consapevolezza della propria vita e il suo perpetuarsi nel tempo possono scaturire soltanto dalla serena consapevolezza della caducità del nostro esistere.
D'altra parte, non c'è dubbio che la risposta elaborata dalla modernità imponga di dimenticare, rimuovere, ignorare la morte, relegandola negli abissi più profondi e più bui del Sé, affinché se ne stia buona tranquilla, fino al momento nel quale riemergerà per porre fine alla vita. La morte che questo tipo di vita si augura è rapida e del tutto improvvisa, una morte che non implichi, per così dire, il morire, né alcun pensiero che la evochi. Questa morte, che si accompagna pure all'augurio di una propria fine assoluta che passi e basta, è la forma radicale che, nella propria vita, il desiderio di morte tende di norma ad assumere.
Se la morte rimane ineluttabile, almeno il morire può essere evitato. La fine del morire è un obiettivo raggiungibile, una volta che il pensiero della morte venga rimosso e il passaggio dalla vita alla morte si riduca al volgere di un attimo. Secondo tale concezione, l'ideale è rappresentato dalla morte per incidente.
Tuttavia si tratta di un ideale imperfetto, dal momento che l'abolizione del morire accentua il carattere traumatico e definitivo che la propria morte assume per gli altri. Nel caso di morti improvvise, infatti, gli altri si trovano nell'incapacità di mantenere a lungo sotto il proprio controllo la fine della fine.
La soluzione che sembra allora delinearsi quale ideale è quella della morte collettiva per incidente, dell'inesorabile ecatombe: ecco dove l'abolizione del morire può trovare in ciò il proprio autentico ideale!
Per raggiungere un simile traguardo, esistono due vie possibili: o si eternizza la propria vita, oppure si riduce la fine di tutti alla durata di un istante. Senza dubbio, i progressi che già abbiamo fatto in entrambe le direzioni possono ritenersi tutt'altro che trascurabili.
Ulrich Beck

Il piccolo libro di Ulrich Beck, Costruire la propria vita, che ho ripreso in mano in questi giorni, è del 1998. Si divide in capitoli e l’ultimo di essi riguarda la morte. Il pensiero di Beck è straordinariamente attuale, e non per la profezia che sembra prefigurare. Qui una delle sue ultime interviste.




Con Caterina abbiamo realizzato una prima parte di una piccola biblioteca dell’Istituto Comprensivo Simonetta Salacone di Roma. E’ stata una bella sfida realizzare molto con i pochi soldi raccolti con il crowdfunding e con le feste con grigliate. La più grande soddisfazione? La gioia negli occhi dei bimbi.
foto: Alessandro Imbriaco



Si è concluso Peace Women Singing/Matera Mater Melodiae, un progetto di cooperazione e scambio internazionale per Matera Capitale della Cultura 2019 ideato e progettato da Caterina Pontrandolfo. Il progetto ha previsto dal 2017 al 2019 laboratori e performance di canto tra Matera e Paesi del bacino del Mediterraneo, per finire a Matera Capitale nel 2019, con una performance internazionale di Canto del Mediterraneo nella città dei Sassi con più di 50 voci femminili provenienti dalla Lucania, dalla Grecia, dall’Algeria e dalla Spagna.










La rete dei riti arborei lucani raccoglie 9 paesi della Basilicata che condividono da millenni un patrimonio di riti nei quali, fra paganesimo e cristianesimo, si perpetua uno dei tratti più caratteristici del legame fra il territorio e il culto della fertilità. I riti arborei in Basilicata, celebrati da aprile a settembre, hanno preservato nel tempo, ed in molti casi accresciuto, la propria vitalità grazie alla costante attività di tutela del patrimonio immateriale messa in campo dalle amministrazioni e dalle comunità.
Testi e foto del lavoro rimandano al libro Uomini e Alberi di Andrea Semplici che ha seguito i riti arborei lucani per ben dieci anni.
Le schede degli alberi sono estratte dal bel libro L’architettura degli alberi. Grazie a Sabino per avermelo regalato e grazie a Sabina per avermi aiutato.









16 Clarisse / Castello Aragonese d’Ischia / fino al 7 luglio 2019
Le prime clarisse arrivarono al castello di Ischia nel 1577. Sedici sono quelle che lasciarono definitivamente il monastero nel 1809. A loro, e alle altre suore, è dedicato questo lavoro di purificazione. Silenzio, preghiera, castità, clausura era il cammino delle suore custodito tra le mura del convento fino alla loro morte. Allora il corpo, sottratto alla luce della vita terrena, veniva seduto sugli scolatoi, sedili che raccoglievano lentamente gli umori delle monache svuotandole definitivamente da ogni parte impura. La chiesa dell’Immacolata, al di sopra del Putridarium, accoglie di nuovo le sue ultime monache, raffigurate iconicamente nel fantasma del loro abito su sedici teli sospesi. Il corpo, liquefatto in acqua limpida, sopravvive attraverso il guizzo di pesci rossi, fiammelle vive del loro spirito. Le parole della regola ammoniscono e delimitano lo spazio delle clarisse. Il suono delle gocce terse scandisce il tempo e avvolge lo spazio abbacinante della chiesa insieme alle voci del requiem di Ligeti.
Foto di Marco Albanelli

Per inventare occorrono una spiccata immaginazione e un mucchio di ciarpame. Thomas Alva Edison Una collezione eterogenea di pezzi ha dato vita a una collezione di nuovi assemblaggi: macchine giocose e sonanti, semplici o complesse, realizzate disubbidendo alle istruzioni. "Macchine inutili", sulle tracce delle invenzioni futuriste di Bruno Munari e con uno sguardo alle "meta-macchine" gigantesche di Jean Tinguely. Trenta piccole sculture astratto-cinetiche escono per la prima volta dalla fucina di Benedetto Franceschi. In mostra a Napoli, Palazzo dello Spagnolo a via Vergini, 6 aprile 2019.


https://www.raiplayradio.it/audio/2019/03/WIKIRADIO---Lina-Bo-Bardi-4f56e8af-2fc0-4f49-94bd-50efe8df744b.html?wt_mc=2.www.wzp.raiplayradio_ContentItem-4f56e8af-2fc0-4f49-94bd-50efe8df744b.&wt