Si Svolto A Troia Dal 6 Al 10 Agosto 2014 Il Teatro Troia Festival. Per Loro Ho Realizzato Il Logo E










Si è svolto a Troia dal 6 al 10 agosto 2014 il Teatro Troia Festival. Per loro ho realizzato il logo e la grafica del festival. E' sorprendente il consenso che il logo ha riscontrato tra gli abitanti della bella cittadina pugliese che inconsapevolmente lo hanno riconosciuto familiare. Il merito va naturalmente a Oderisio, lo scultore beneventano che nel 1127 ha realizzato le porte della bellissima Cattedrale e insieme il lettering a cui mi sono ispirato. Il mio lavoro è stato semplicemente rendere contemporanei questi segni. Le belle foto sono di David Ardito.
-
mariacerreta liked this · 11 years ago
-
oliviaspaghetti-blog liked this · 11 years ago
More Posts from Francolancio






E' uscito per i tipi di Intramoenia l'ultimo libro fotografico di Vera Maone per cui ho curato la grafica. Madri Figlie è il progetto di una vita. Da circa venti anni Vera si è appassionata a fotografare lo speciale rapporto tra una madre e la propria figlia e lo ha fatto con le sue amiche e non solo e in giro per il mondo. Lunedì 16 giugno, alle 17, il libro verrà presentato a Napoli a Villa Pignatelli/Casa della fotografia.
il Tao spiegato a mia zia

Il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao. Il nome che può essere nominato non è l'eterno nome. Il non-essere è l'inizio del cielo e della terra. L'essere è la madre delle diecimila cose. Andando verso il non-essere si può contemplarne i prodigi andando verso l'essere si può contemplarne i confini. Questi due hanno un'origine comune manifestandosi hanno nomi differenti. Ciò che essi hanno in comune io lo chiamo il mistero il mistero supremo la porta di tutte le meraviglie. Laozi p.s. A casa di mia zia ho trovato sul tavolo in cucina una copia del Tao di Laozi in una delle edizioni in allegato ad un quotidiano. Era lì per caso (o forse no?). Il libro aveva suscitato la sua curiosità, ma lo aveva trovato "complicato". E' stata l'occasione per rileggerne insieme a lei alcune parti. Naturalmente non ho la presunzione di spiegare il "Tao", solo qualche suggerimento per entrare in questo testo misterioso e affascinante.

Consigli a chi sta meditando di venire ad Aliano Per prima cosa tieni conto che i paesi lucani quando stai per arrivare un poco si allontanano. Forse è timidezza. Non è dato sapere il motivo sicuro. L’importante è sapere che ad Aliano arriverai sempre in leggero ritardo. Tieni conto di questa parola. In questo paese nulla avviene prima del previsto. Nel cielo si sono due nibbi, fanno una musica strana, ma per sentirli è bene che ti svegli presto. O che non vai a dormire. Il festival finisce ogni giorno alle sette del mattino. Dormirai poco, dalle sette alle dieci. Il resto del sonno lo ritroverai quando torni a casa. Fa caldo, ma il paese non ha montagne intorno e non è steso sulla pianura. Puoi pensarlo come un lenzuolo di case steso su un crinale d’argilla. Questa posizione aiuta a sopportare la calura. Non c’è il mito dell’efficienza da queste parti. Il pane è buono, l’aria pure. Per il resto organizzati: non dimenticare a casa il caricabatterie del telefono, non dimenticare le cose non ti servono, ad Aliano non le troverai. Non capirai bene quando è il momento in cui dovrai parlare o cantare o recitare. Aspetta senza darti pensiero. Guarda quello che fanno gli altri. Ricordati che sei uno degli ambasciatori della luna. Quali sono i compiti? Nessuno, ma è bene esprimere ammirazione per quello che accade e anche per quello che non accade. Considera che Aliano è circondata dal mare, anche se di giorno non è chiaro. Il mare lo senti di notte, e le luci che vedi in lontananza sono barche, sono grandi navi, stai sicuro. Di notte ti verranno vagheggiamenti sentimentali. Un luogo solitario ti esorta alla compagnia. E se cerchi qualcuno, sicuramente qualcuno ti sta cercando. Franco Arminio L'edizione 2014 de La luna e i calanchi, che si terrà ad Aliano dal 21 al 24 agosto è dedicata a Luigi.










Nell'ambito del workshop living up tenutosi a Riccia, di cui al post precedente, a ciascun gruppo di studenti e relativi tutor è stata assegnata una casa. A noi è toccata Casa Mascia. La casa è stata abbandonata agli inizi degli anni '90 lasciando all'interno le preziose tracce del suo vissuto. Vi abbiamo trovato arredi, suppellettili, oggetti della quotidianità, indumenti, corrispondenza familiare, foto, documenti, farmaci, giornali e molto altro. Gli oggetti sono lo specchio di quello che siamo e di quello che siamo stati. Attraverso di essi, per quanto possibile, si è tentato di ricostruire la storia della famiglia che ha animato la casa. L'idea era di creare un nostro Museo dell'Innocenza. Dal nome della famiglia, un Museo Affettivo-Sentimentale delle Cose Innocenti e Abbandonate. Il senso è stato di dare ordine e dignità alle cose ritrovate. Le operazioni compiute sono state essenzialemente tre. La prima è stata quella di classificare, individuando categorie di oggetti. La seconda è stata quella di ordinare, di fare in modo che ciascun oggetto trovasse la sua collocazione, evitando assolutamente il rischio di ricreare pittoresche scene familiari. L'approccio è stato scientifico. L'ultima operazione, infatti, è stata quella di catalogare, ovvero di creare un inventario completo dei materiali presenti in casa. Tutto quello esposto e tutto quello che è servito per l'allestimento proveniva dalla casa. Nulla è entrato e nulla uscito. Anzi, no. Delle lenzuola candide sono state la sola necessità. Sono servite ad allontanare il senso di degrado e di abbandono che inevitabilmente il tempo ha prodotto nella casa. Sulla testata del letto nuziale l'albero genealogico ricostruito attraverso la corrispondenza familiare, ordinata per periodi storici sulle pareti. Una sezione dedicata alla vita militare del figlio Mario con cimeli e negativi fotografici. Una serie di abiti e scarpe, logori dal tempo, hanno ripreso posto ordinatamente. La documentazione commerciale del capofamiglia, Michele, falegname, i suoi libri di intarsio, la sua toletta. L'armadietto dei medicinali. La scatola di latta del cucito di Assuntina. Le cartoline postali, i santini. Il camino con ancora i carboni. La scarna cucina. Abbiamo lavorato sugli oggetti, perché questi conservano i colori e gli odori dei momenti vissuti con più fedeltà di quanto riescano a fare le persone (soprattutto perchè ci sopravvivono). Quello che conta, però, non sono tanto le cose, quanto le atmosfere che riescono ad evocare. Un ringraziamento a Chiara, che mi ha aiutato a guidare il lavoro del MASCIA e a Michele, Gaia, Raffaella, Giusi, Sara, Antonella, Maria Rosaria, Ciro, Andrea e Hassen per l'impegno e la sensibiltà. Straordinari! Ciro ha scritto un bellissimo post sul suo blog. Bello il set fotografico di Raniero Carloni che ha documentato tutto il Workshop di Riccia. Mai nulla per caso. Ieri bellissima lezione al Dipartimento di Architettura a Napoli di Giovanni Starace, autore del libro Gli oggetti e la vita, di cui avevo parlato in questo post.




If only you could design just one good chair in your life... But you simply cannot. Hans J. Wegner, 1952 All that talk about the chair' - it's nonsense. Because the chair isn't there. I have the feeling that the more I work on it, the more it keeps moving farther and farther away. Maybe it does, maybe it doesn't. You can't make something definitive. Only people who don't understand what it's all about say so. I still think can be done better - maybe with four equal sticks... Hans J. Wegner, 1992 Ho una passione per le sedie e per il design scandinavo. Una delle più belle sedie mai realizzate è la Wishbone Chair del 1950 di Hans Wegner. E' uscita una splendida monografia per la casa editrice tedesca Hatje Cantz dedicata al designer danese in occasione del centenario della sua nascita. E' stato definito il falegname più brillante del mondo, il re delle sedie, e, talvolta, semplicemente chair-maker. La capacità di Wegner di esprimersi attraverso il legno era del tutto originale, e le circa 500 sedie da lui progettate sono solo la metà della sua produzione complessiva. In realtà, non è solo la quantità di sedie che definisce Wegner, ma anche la loro qualità. Era un idealista, un neoplatonico. Cercò di progettare soltanto una buona sedia nella sua vita.